Gualtiero Marchesi è il cuoco italiano più famoso al mondo. È anche un signore d’altri tempi, e non per questioni anagrafiche. È quel genere di gentleman si fa notare solo per la passione per il suo lavoro, per i piatti, i ristoranti, la cultura e il suo amore per la musica. Per me è un saldo punto di riferimento, amo la sua filosofia, il suo stile e la sua classe. Mi ha aiutato a capire che il cuoco non è solo quello che fa ma è quello che sa. In primis la cultura, la sua capacità di insegnare come stare ai fornelli, i metodi di cottura ma soprattutto la sua capacità di trasmettere l’amore per la conoscenza, è questo che lo rende un vero leader. Mi ispiro a lui quando cerco di dare la carica alla mia brigata e allentare la pressione che c’è in cucina leggendo dei brani di alta cucina che possano alimentare il loro sogno di essere cuochi. La sua è una cucina, forte, sicura, strutturata ideata da un personaggio da cui si ha voglia di essere guidati. La sua cucina fa protagonista chi mangia. L’interlocutore è chiamato non a consumare il pasto ma a comunicare con il piatto, in un dialogo di conoscenza di sapori, consistenze e cotture. E’ una cucina intellettuale.